Il vilipendio dell'immagine dei santi

Abitare in un villaggio delle coste siciliane significò per oltre mille anni e fino ai primi decenni dell'Ottocento essere esposti alla pirateria turca che rendeva insicuri i terreni prospicienti il mare e seminava tra le genti morte e disperazione. Terribile fu per la Mìlicia l'incursione avvenuta nella notte tra il 14 e il 15 luglio dell'anno 1636; ecco la ritrovata cronaca dell'avvenimento:

"A dì 14 di luglio 1636. Con gran sollennità uscì il corpo di santa Rosalia dalla sua cappella entro la chiesa maggiore. Et a 15 di detto standosi in ordine per far la sua processione a modo di trionfo, venne avviso la mattina, ad ore 15, che ne' mari del castello di Solanto, vicino di Palermo, vi erano quattordeci galere di Biserta, e che avevano dato foco in alcune case della terra di Altavilla ed altri luoghi vicini, e prese alcune persone, con vilipendio dell'immagini dè santi. Onde subito la città di Palermo si pose in armi; et essendo pretore D. Mariano Migliaccio prencipe di Baucina, mandò nelle suddette parti di Solanto molti soldati a cavallo; e trovarono che vi era calata la milizia delle terre vicine. Onde li Turchi, i quali avevano sbarcato in terra, tornarono ad imbarcarsi sopra le loro galere, per aver sentito sonar la trombetta da capitan Cannella, capo dè soldati a cavallo della città, che guardano le marine. Ma avevano fatto scorreria con gran danno, saccheggiando il luogo di D. Lodovico Spatafora, il fondaco della Milice, e l'altro chiamato il Fundachello, ed altri, con aver pigliato molte tonnine di Solanto e buona quantità di vino del detto di Spatafora. E presero alcune feluche, che passarono per quel mare, e particolarmente una, nella quale vi era la zita della città di Termini, che venìa in Palermo per la festa della nostra santa Rosalia. Li Turchi s'ubriacarono col vino preso; onde se li soldati a cavallo, che furono mandati da Palermo, avessero giunto un'ora innanzi, o pure se non avessero sonato la trombetta, avrebbero preso gran quantità di Turchi. Per questo rumore non si fece la processione di santa Rosalia, essendo che si pubblicarono bandi rigorosi, che ogn'uomo comparisse con l'armi; e si fece un battaglione di tutte le maestranze nel piano di s. Erasmo, e si cominciarono le guardie della città."

La terra feudale di Altavilla venne "bruggiata et distrutta", gli abitanti, perché fuggiti o fatti schiavi, si ridussero ad appena trentotto appartenenti ad undici fuochi. Pertanto, su una popolazione stimabile intorno ai centottanta abitanti, al momento dell'assalto ne mancarono alla conta, i sette noni. A Palermo, a causa dell'attacco dei barbareschi, venne interrotta la processione di Santa Rosalia, furono sospesi i festeggiamenti e pubblicati bandi rigorosi affinché ogni uomo comparisse con le armi per difendere la città.

Il "vilipendio dell'immagine de'santi" richiamato dal testo della cronaca si riferisce alle offese arrecate al quadro della Madonna della Mìlicia dai corsari, ai cosiddetti "corpa d'accetta" costituiti da quattro fessure prodotte dalle scimitarre dei pirati e ancora visibili sul retro dell'icona.

L'immagine venne gravemente danneggiata, tanto da rendersi necessaria una ridipintura di colore bleau ceruleo a base di tempera grassa delle strutture di fondo e delle aureole del dipinto, come attesta la perizia del 1990.

La concomitanza dell'attacco dei barbareschi alla Mìlicia con la festa di Santa Rosalia, la grande folla riunitasi per l'occasione nella cattedrale ed il succedersi dei fatti descritti nella cronaca, amplificarono l'episodio dell'incursione corsara, attribuendo probabilmente la fuga dei pirati e la liberazione della città di Palermo all'intervento miracoloso della Vergine.

Nacque forse allora il cosiddetto culto originario operante, la Madonna della Mìlicia diventò custode dello spazio a difesa dei pirati barbareschi e Le si attribuì grande potere taumaturgico.

È questo, sia ben chiaro, uno schema interpretativo, ma durante la processione della Vergine il fercolo, all'uscita dal santuario ed al rientro, sosta a tutt'oggi in direzione di Palermo, in segno di protezione verso la città. E sono numerosi i palermitani che portano a spalla in processione la Madonna, trasmettendosi tale ufficio da padre in figlio.

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