"... in un giorno imprecisato, prima del seicento, i pochi abitatori della Mìlicia videro veleggiare verso Palermo una nave che stentava a superare Capo Zafferano; quindi girare la prua verso terra e chiamare gente. Accorsi alla spiaggia alcuni milicioti fu loro offerta la Sacra Immagine. Seppero dai corsari, si trattava infatti di nave corsara, che l'avevano tenuta come coperchio; credevano che, a causa di essa, non avevano potuto avanzare verso Palermo e invece di buttarla a mare, come prima avevano pensato, la cedevano, essi maomettani, in mani cristiane. Felici del prezioso acquisto, portarono in trionfo, su un carro trainato dai buoi, giusto l'uso di quei tempi, la sacra Immagine sulla collinetta da essi abitata".
L'etnofonte riportata presenta lo stesso profilo strutturale e semiologico di altre leggende relative al ritrovamento di immagini sacre. I particolari del racconto confermano, che si tratta di una narrazione fatta su uno schema diffuso in Sicilia nel Seicento. Il modello di riferimento è stato così delineato da G. Pitrè: "Un simulacro quasi sempre di Maria, qualche volta del Crocifisso, raramente di un santo è abbandonato in un posto da gente infedele, la quale sia impossibilitata per tempesta o per altro accidente a proseguire un viaggio per mare o per terra, se ne libera lasciandolo a primo punto che può toccare..
La sacra immagine raccolta da cristiani, viene messa sopra un carro e lasciata a discrezione dei buoi che vi sono attaccati. I buoi si fermano in un dato luogo, nè v'è modo nè forza per aizzarli che si faccia, di rimuoverli più oltre. Lì vuol rimanere la sacra immagine e lì si costruisce una chiesa che deve accoglierla; lì verranno pellegrinando gli infermi, i bisognosi, gli afflitti devoti. Il sito corrisponde ad un poggio, ad una collina, alla sommità di un monte ... Lo stesso succedersi di fatti non precisamente collocabili nel tempo e nello spazio si ritrova anche per la Madonna di Gibilmanna, di Trapani, di Custonaci, della Neve, di Dinnamare, di Tindari e per molte altre Madonne ritenute miracolose. Ad Altavilla esistono poi varie versioni circa la leggenda del ritrovamento del quadro e del suo arrivo alla Mìlicia. Si tratta di narrati sempre intessuti su tematiche ricorrenti, come per esempio la variante del dipinto che diventa causa di uno scontro tra cristiani e musulmani, oppure oggetto di contesa.
Queste leggende evocano frammenti di verità, i mìlicioti entrarono veramente in contatto con i maomettani, anche se in un contesto diverso e più precisamente per un'incursione piratesca.
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